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RACCONTI
SOGNO O SON DESTO
“SOGNO O SON DESTO?!” (tratto da scene da un’invernale)L’azione si svolge sulla cima del Piccolo Mangart di Coritenza, alle ore 2 circa della mattina del 26 dicembre 1987.Per i tre protagonisti: Romano, Alberto e Nives, si tratta dell’ultimo bivacco in parete, dopo che in cinque giorni di estenuante “lotta con l’Alpe”, sono riusciti a salire in prima invernale la via al “Pilastro Nord”.La vetta era stata conquistata alle ore 19 della sera precedente; nessuno jodler si era levato in segno di vittoria, una rituale ma sincera stretta di mano era stata sufficiente. Avevano quindi fatto sciogliere un po’ di neve, preparato del tè, e subito si erano messi alla ricerca del posto migliore per allestire il bivacco per poter stare, per la prima volta dopo cinque giorni, completamente distesi. Nessuna lotta era più necessaria per contendersi lo spazio per respirare e stendere un po’ le gambe, e finalmente il riposo poteva essere tranquillo, senza più il timore che la neve cedesse sotto il loro peso, lasciandoli appesi come marionette nel bel mezzo della lunga notte invernale.La scena che li circonda è surreale: grandi massi emergono dalla scintillante coltre nevosa, illuminati dalla sinistra luce della luna. I tre, stesi nel mezzo di un semicerchio roccioso, stanno finalmente dormendo “il sonno dei giusti”, riscaldati dal tepore dei loro sacchi a pelo e dall’intima gioia per la vittoria.Il vento è calato e tutt’intorno è silenzio, solo Alberto si rigira nel suo sacco a pelo, trafficando con le cerniere.Alberto (sentendo che Nives si è svegliata) :”Sai che sogno strano ho fatto…(riflette)…Ma a dire il vero non era proprio un sogno, visto che non stavo dormendo…Forse era un’allucinazione.”Nives (un po’ irritata) :”Sentiamo!”Alberto: “E’ successo qualche minuto fa…(quasi pentito di aver iniziato il discorso). Non hai sentito nessun rumore, tu?!”.Nives inizia ad annoiarsi :”No.”Alberto: “Stavo cercando di dormire, quando ho sentito un rumore. Strano, ho pensato: gli altri dormono ed il vento di ieri sera è calato… Sono rimasto ad ascoltare e dopo un po’ ho capito che era il suono di passi che lentamente si avvicinavano…”Nives ( un po’ preoccupata): “Ma cosa poteva essere. Hai visto qualcosa?”Alberto (a voce più alta): “No. Sai che ieri sera c’era quel vento forte, così per ripararmi ho infilato anche la testa nel sacco a pelo e ho chiuso tutte le cerniere e tirato i cordini. Quando ho sentito i passi, cercando di mantenere la calma ho iniziato a sciogliere i lacci, ma i passi si avvicinavano e io mi sono fatto prendere dall’ansia; più cercavo di fare in fretta e più quei maledetti cordini si annodavano…E i passi erano sempre più vicini…(Nives inizia a preoccuparsi)Stavo già per mettermi a gridare, quando finalmente sono riuscito a saltar fuori e allora ho visto…Nives (con voce tremolante): “Cosa?”Alberto: “Hai presente quelle foto degli alpinisti dei primi del novecento, quelle che si vedono sui libri di Kugy: era un uomo con addosso un mantello lungo fino ai piedi e con il cappuccio che gli copriva il volto.Lentamente il vecchio alpinista si è avvicinato a noi e solo allora sono riuscito a vederlo in volto: ERA LA MORTE!”(Nives tenta di accennare una risatina spavalda)Romano, che evidentemente non dormiva: “Ma non potete parlare dei bagni che farete al mare qest’estate!”Alberto (incurante dei brontolii di Romano): “Quando ho visto cosa c’era sotto il cappuccio sono rimasto impietrito dalla paura…ma poi probabilmente mi sono svegliato e così ho capito cos’era in realtà: erano solo le mie ciglia.”Nives ormai non sa più cosa pensare: “Ma sei scemo?!”Alberto: “Ma no! Ti spiego: tenendo la testa dentro il sacco a pelo, le mie ciglia, quando aprivo gli occhi, strofinavano contro il nylon e facevano un rumore che assomigliava a quello dei passi…e più mi agitavo, più sbattevo le palpebre, e più i passi si avvicinavano.…E il vecchio alpinista… …Mah! Sarà stata la mia immaginazione.”.